Il piacere dell’onestà

di Luigi Pirandello
regia Guglielmo Ferro

In un mondo ossessionato dall’immagine, il teatro di Pirandello si rivela uno specchio spietato. Il Piacere dell’onestà non è un classico da rispolverare, ma un’indagine affilata sull’ipocrisia, un gioco delle parti che scardina ogni certezza. La visione registica di Guglielmo Ferro spoglia il testo di ogni elemento datato per calarlo in uno spazio scenico essenziale, dove alti monoliti si ergono sui personaggi a materializzare la rigidità delle convenzioni che li imprigionano.

È in questa gabbia visiva e morale che si accende la vicenda. La giovane Agata, il cui ruolo è affidato a Francesca Ferro, deve sposarsi per salvare le apparenze. La scelta per questo matrimonio di facciata ricade su Angelo Baldovino, a cui dà corpo e voce Pippo Pattavina. Reietto e considerato un disonesto, Baldovino accetta l’incarico, ma le sue intenzioni si rivelano fin da subito molto diverse da quelle di un semplice marito di comodo, trasformando la farsa in un pericoloso gioco di verità.

Il Piacere dell’onestà diventa così una riflessione potente e necessaria sul significato stesso di apparenza e sostanza, in cui la vicenda si fonde con una visione registica netta e precisa per offrire uno spettacolo di straordinaria coerenza e attualità.